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Le origini antichissime dei vini Campani sono evidenti nei due metodi di allevamento della vite usati ancora oggi, quello ad alberello, di origine greca, e la tecnica etrusca in cui la vite si fa arrampicare attorno a pali e tronchi di alberi campestri per poi collegare rami e tralci tramite graticci - chiamati tennecchie, cioè tende - in una specie di pergolato che unisce un albero all'altro, integrando quindi la viticoltura con la vegetazione esistente insieme ad altre coltivazioni. L'intera regione è situata all'interno di un antico teatro vulcanico, di cui oggi il Vesuvio rappresenta il più importante esempio ancora attivo. Questa peculiarità ha contribuito a determinare una grande varietà di suoli, che spaziano dalle rocce piroclastiche e dai tufi del Nord alle sabbie e arenarie del Taburno, ricche di quarzi e marne calcaree, ai calcari della Costiera Amalfitana, alle sabbie argillose dell'Irpinia. Nelle province di Napoli, Salerno e Caserta il clima è mite e mediterraneo, mentre in quelle interne di Avellino e Benevento le temperature sono più rigide man mano che si sale verso l'Appennino, con piogge abbondanti soprattutto in Irpinia. In provincia di Avellino troviamo le Docg bianche Fiano di Avellino e Greco di Tufo, intitolate agli omonimi vitigni, mentre le due Docg rosse a base di Aglianico sono il Taurasi, sempre nell'avellinese, e l'Aglianico del Taburno, in provincia di Benevento. Sulla costa, scendendo da nord a sud le Doc Costa d'Amalfi a ovest di Salerno e la grande area occupata dalla Doc Cilento a sud. L'immagine del vino campano è legata soprattutto alla personalità vivace dei suoi bianchi: Fiano, Greco di Tufo e Falanghina, ma il vitigno in grado di interpretare al meglio il genius loci di questa regione con freschezza, potenza e longevità è proprio l'Aglianico, che in 17 comuni dell'Irpinia dà origine al magnifico Taurasi.

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