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Fiano di Avellino DOCG Colli di Lapio Clelia Romano 2022
Denominazione:Fiano di Avellino DOCG
Uve:Fiano di Avellino 100%
Colore:Giallo Paglierino con riflessi oro verde
Odore:All’olfatto offre una spiccata nota minerale seguita da toni di pesca bianca tabacchiera, melone bianco invernale, piccole pere estive, cedro, pompelmo, zagara, magnolia, fresia, salvia, timo, maggiorana, basilico, nocciola e tenui rimandi speziati
Sapore:Al gusto si presenta decisamente sapido e in perfetto equilibrio con la componente alcolica, sostenuto da viva freschezza e da buona morbidezza. Persiste nelle sensazioni agrumate, minerali e vegetali
Gradazione alcolica:13,5% vol.
Formato:75 Cl
Temperatura di servizio:10 - 12° C
Abbinamenti:Tagliatelle al ragù di coniglio, Vellutata di cannellini con gamberoni
18,90 €
Disponibile
Solo 3 rimasti
Ordina entro 5 ore e 33 minuti per riceverlo tra martedì 25 marzo e mercoledì 26 marzo
Vadiaperti ha una scalata qualitativa inesorabile, che negli ultimi anni ha interessato i suoi vini, coronata quest'anno dall'eccellenza raggiunta dal Greco di Tufo Tornante.
CARATTERISTICHE
Coinvolge al naso con toni di fieno, margherite, pera verde ed erbe aromatiche. Buon corpo, con componente fresco-sapida ben scandita; persiste su sapori citrici. termina il suo viaggio in acciaio per 4 mesi
Le origini antichissime della viticoltura campana sono evidenti nei due metodi di allevamento della vite usati ancora oggi, quello ad alberello, di origine greca, e la tecnica etrusca in cui la vite si fa arrampicare attorno a pali e tronchi di alberi campestri per poi collegare rami e tralci tramite graticci — chiamati tennecchie, cioè tende — in una specie di pergolato che unisce un albero all'altro, integrando quindi la viticoltura con la vegetazione esistente insieme ad altre coltivazioni.
L'intera regione è situata all'interno di un antico teatro vulcanico, di cui oggi il Vesuvio rappresenta il più importante esempio ancora attivo. Questa peculiarità ha contribuito a determinare una grande varietà di suoli, che spaziano dalle rocce piroclastiche e dai tufi del Nord alle sabbie e arenarie del Taburno, ricche di quarzi e marne calcaree, ai calcari della Costiera Amalfitana, alle sabbie argillose dell'Irpinia. Nelle province di Napoli, Salerno e Caserta il clima è mite e mediterraneo, mentre in quelle interne di Avellino e Benevento le temperature sono più rigide man mano che si sale verso l'Appennino, con piogge abbondanti soprattutto in Irpinia.
In provincia di Avellino troviamo le Docg bianche Fiano di Avellino e Greco di Tufo, intitolate agli omonimi vitigni, mentre le due Dogc rosse a base di Aglianico sono il Taurasi, sempre nell'Avellinese, e l'Aglianico del Taburno in provincia di Benevento. Sulla costa, scendendo da nord a sud le Doc Galluccio, Falerno del Massico e Aversa nel Casertano, poi le Doc Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio e Penisola Sorrentina in provincia di Napoli, quindi Costa d'Amalfi a ovest di Salerno e la grande area occupata dalla Doc Cilento a sud.
L'immagine del vino campano è legata soprattutto alla personalità vivace dei suoi bianchi: Fiano, Greco e Falanghina, ma il vitigno in grado di interpretare al meglio il genius loci di questa regione con freschezza, potenza e longevità è proprio l’Aglianico, che in 17 comuni dell'Irpinia dà origine al magnifico Taurasi.
Il grappolo è medio-piccolo, non particolarmente compatto, di forma piramidale, con ala ben sviluppata. L'acino è ellittico, di medie dimensioni, di colore giallo dorato con macchie ambrate sul lato esposto al sole e scarsamente pruinoso. Ha la buccia spessa che gli dona particolare resistenza alla botrytis, consentendo vendemmie molto ritardate e permettendogli, all'occorrenza, di diventare una buona uva da tavola. Matura in genere all'inizio di ottobre.
IL VINO
Dai classici autori latini alle corti medievali dell'Italia meridionale, fino alla critica moderna, il Fiano è sempre stato considerato uno dei più nobili vitigni a bacca bianca della penisola. L'armonia raggiunta tra il clima della zona di produzione e il vitigno regalano un bianco di grande finezza olfattiva - i principali descrittori sono la mela, la pera, la nocciola e il miele -, sostenuta da una vibrante acidità che ne fa uno dei più longevi del Paese. Gli ultimi anni hanno visto il proliferare di nuove tecniche di vinificazione (fermentazione in barrique e produzione di passiti) che diversificano le proposte senza però apportare miglioramenti notevoli.