Denominazione:Venezia Giulia IGT
Uve:Pinot Grigio 100%
Colore:Giallo paglierino
Odore:Note frutta, mela verde, pesca bianca e finale aromatico
Sapore:Fresco, minerale ed equilibrato
Gradazione alcolica:12.5% vol.
Formato:75 Cl
Temperatura di servizio:10- 12 C
Abbinamenti:Antipasti di mare, tartare di pesce, sushi e sashimi
Vignai da Duline è l’azienda di famiglia che Lorenzo Mocchiutti ha ereditato dal bisnonno, che nel 1920 ne piantò la Duline, vigna storica con piante risalenti al 1908, e costruì la cantina che sorge all’ombra di un gelso - Morus Alba, pianta a cui un tempo in Friuli si maritavano le viti. Nel 1994 Lorenzo ha iniziato a lavorare da vigne ottenendo nel ’97 la certificazione biologica e prendendo in mano nel tempo la conduzione dei vigneti insieme alla moglie Federica Magrini, antropologa culturale. Entrambi si dichiarano innamorati del sistema agricolo, di cui la vigna è una parte, tanto che accanto ai vigneti si trovano oggi anche altre colture. Uno degli appezzamenti che Vignai da Duline ha in affido dal 2001, lo storico Ronco Pitotti - con la prima vigna certificata bio nel 1982 di tutta la regione - ne è la prova: all’interno del ronco convivono vigne degli anni ’30, ancora produttive, degli anni ’40 e ’50 e numerosissime specie botaniche che crescono indisturbate fra i filari, rendendolo un terroir unico, ricchissimo di minerali e di vita nel terreno. Nelle vigne, circondate da boschi, in una zona dove si produceva vino già nel 1500, si trovano tutti vitigni autoctoni, fra cui il Tocai giallo - usato soltanto qui in purezza - o il Sauvignon friulano spargolo, il Merlot “storico friulano”, varietà scarsamente produttive che per questa ragione sono state quasi ovunque abbandonate, ma anche lo Schioppettino e la Malvasia. Per la parte agronomica, la parola d’ordine è distribuzione della vegetazione per dare aria ai grappoli in crescita e questo Lorenzo Mocchiutti lo ottiene con il taglio dell’apice delle piante, che ha come conseguenza la partenza di tutti gli altri punti vegetativi e porta la profondità dell’apparato radicale. A Vignai da Duline per scelta non si pratica la cimatura annuale e per esprimere questa filosofia è stato coniato il termine “chioma integrale”, espressione nata anche come riferimento giocoso alle chiome fluenti di Lorenzo e adesso utilizzata persino alla facoltà di Agraria all’Università di Udine. La Malvasia 2018, dalle vigne più giovani di Malvasia istriana di Duline, fa sette mesi in legno e regala la freschezza di un’estate di campi di lavanda e agrumi. Il Morus Alba 2014 - 60% Malvasia 40% Sauvignon storico spargolo friulano - è un vino solare, per il colore e per le suggestioni calde e la complessità. La comparazione con la 2011, porta alla luce l’estate bruciante e il caldo violento di quell’annata, senza togliere per questo tensione e lunghezza al vino. Interessanti anche il Sauvignon Bambù 2016 e il Tocai giallo, parente diretto del Sauvignon, un vitigno che tende naturalmente all’ossidazione e che negli anni ’70 fu espiantato quasi del tutto. Imbottigliato solo in magnum, questo vino, la cui prima annata fu nel 2002, nasce dall’idea di rinobilitare una varietà dimenticata.

- Regione
- Friuli Venezia Giulia
- Uve
- Friulano
- Colore
- Giallo Paglierino
- Odore
- Fruttato
Speziato - Sapore
- Fresco
- Gradazione (% vol.)
- 12.5
- Contenuto
- 75 Cl
Vignai da Duline è l’azienda di famiglia che Lorenzo Mocchiutti ha ereditato dal bisnonno, che nel 1920 ne piantò la Duline, vigna storica con piante risalenti al 1908, e costruì la cantina che sorge all’ombra di un gelso - Morus Alba, pianta a cui un tempo in Friuli si maritavano le viti. Nel 1994 Lorenzo ha iniziato a lavorare da vigneron ottenendo nel ’97 la certificazione biologica e prendendo in mano nel tempo la conduzione dei vigneti insieme alla moglie Federica Magrini, antropologa culturale. Entrambi si dichiarano innamorati del sistema agricolo, di cui la vigna è una parte, tanto che accanto ai vigneti si trovano oggi anche altre colture. Un’agricoltura di buon senso agricolo, quella di Vignai da Duline, di sintonia con la terra e di grande attenzione alla fisiologia delle piante, i cui vini sono un’autentica rappresentazione del territorio. Perché “il vino è memoria dei suoli e gesti”.