Insolia

Pare ormai assodata, pur nella sua scarsa precisione delle fonti scientifiche al riguardo, l'origine siciliana del vitigno Insolia. L'approdo sull'isola sarebbe molto antico, forse da ricondursi al periodo della dominazione normanna nel Mediterraneo orientale. Di qui si sarebbe diffuso, in epoca decisamente successiva, dapprima in Sardegna e poi sul continente, in particolare in Toscana, dove, restando fedele alla vocazione isolana, avrebbe trovato una patria d'elezione sull'Isola d'Elba e in misura minore sull'Isola del Giglio. il termine Insolia è peraltro riservato alla sola versione siciliana del vitigno, che sul continente assume il nome Ansonica, come risulta anche nell'iscrizione al Registro Nazionale di Palermo, Nzolia Moscatella, Nzolia di Lipari. Si incontravano alcune versioni anche a bacca nera. In realtà è sempre difficile capire quando si tratta effettivamente di varianti clonali del vitigno e quando la medesima varietà assume un diverso nome in base alla zona di coltivazione. Oggi l'Insolia è tra i vitigni a bacca bianca più diffusi in Sicilia, dopo il Catarratto e il Trebbiano. Da alcuni decenni inoltre è vinificato in purezza da molte aziende affermate del panorama vitivinicolo siciliano, e ciò ha contribuito a diffondere nel mondo un'immagine dinamica dell'enologia isolana. In passato il suo impiego per la preparazione del Marsala e di numerosi vermut non ne aveva fatto cogliere fino in fondo le grandi potenzialità, oggi messe in luce anche da ricerche clonali, studi e da una rinnovata attenzione scientifica. Questi lavori hanno tra l'altro portato ad affermare, pochi anni fa, una forte affinità genetica con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis

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