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Perricone
Le fonti scritte che riguardano il Perricone sono praticamente inesistenti, per quanto si tratti di un vitigno molto conosciuto in sicilia, soprattutto nella parte occidentale. Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento era una delle varietà più diffuse ed esclusive del territorio di Palermo e Trapani, con una presenza significativa anche nel resto della Sicilia. il suo declino iniziò con l'invasione fillosserica che in pratica ne distrusse la coltivazione. La ripresa fu lenta e il vitigno non raggiunse più i livelli di diffusione precedenti, anche perché nel frattempo altre varietà a bacca nera più redditizie e resistenti agli agenti crittogamici si erano imposte. Il Perricone è deto anche Pignatello e Tuccarino. La sua ripresa è auspicata da più parti, anche in considerazione delle caratteristiche morfologiche che ben lo adattano ai terreni dell'isola e alla sua capacità di dare vini novelli molto piacevoli. Iscritto al registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970, è oggi diffuso in Sicilia a macchia di leopardo: è varietà raccomandata nelle sole province di Palermo, Trapani e Agrigento. Risulta abbastanza coltivato soprattutto nella fascia occidentale e in maniera minore in quella centrale e orientale dell'isola. Contribuisce, talora invero con percentuali basse, alla composizione di molte Doc siciliane ed è contemplato come tipologia in purezza delle Doc Contea di Sclafani, Delia Nivonelli, Eloro e Monreale.