Refosco dal Peduncolo Rosso

Nonostante l'origine antica il Refosco dal Peduncolo Rosso si impone con il suo nome completo (dovuto alla particolare colorazione rossa del peduncolo in epoca di maturazione) solo verso la fine dell'Ottocento, quando si cominciò a evidinziare le sue differenze rispetto agli altri componenti della numerosa famiglia del Refosco con i quali era associato. Durante gli anni Ottanta e Novanta l'ISperVit di Conegliano ha intrapreso una serie di verifiche ampelografiche, isoenzimatiche e molecolari per fare luce sulle differenze tra i vari Refoschi, da cui si deduce che il "vero" Refosco è quello dal Peduncolo Rosso, mentre gli altri ne portano il nome pur non avendo nulla a che fare con questo. Si evince, inoltre, che il Refosco dal Peduncolo Rosso si associa piuttosto a un gruppo di vitigni del quale fanno parte il Primitivo, il Corvina, il Piculit Neri e il Pinot Nero. Non sembra pertanto fuori luogo l'intuizione di Lodovico Bertoli (1747) che sosteneva: "credetemi caro amico, e siatene sicurissimo, il Pinneau di Borgogna non è altra cosa che il Refosco del Friuli". Da circa trent'anni l'ISperVit di Conegliano (assieme ad altre realtà di ricerca) conduce lavori di selezione clonale tesi a potenziare le caratteristiche di questo vitigno, che nei programmi di miglioramento della piattaforma ampelografica italiana è riconosciuto come uno dei più importanti su cui puntare per meglio qualificare e tipicizzare i vini d'Italia. Non sbagliava quindi Poggi (1939) a ritenere il Refosco dal Peduncolo Rosso l'unico fra i Refoschi "che meriti una certa considerazione", così come sostenuto prima di lui anche da Canciani (1773) e da numerosi altri studiosi.

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