Denominazione: Salento IGT
Uve:100% Verdeca
Colore: giallo paglierino e riflessi verdolini
Odore:Sentori di frutta esotica, mango e ananas su tutti. Scia iodata che coinvolge anche erbe aromatiche
Sapore:Sorso coerente, sapido e intenso
Gradazione alcolica:12,0% vol.
Formato:75 Cl
Temperatura di servizio:10 - 12° C
Abbinamenti:Crudo di spigola con emulsione di extravergine
Salice Salentino è un piccolo paese di origine medievale situato nel cuore del Salento. Ciò che anticamente si presentava come uno sparuto agglomerato di casa di contadini e braccianti, oggi ospita diverse migliaia di abitanti pur non avendo mai perso l'impronta che la tradizione nei secoli ha tramandato. Nelle campagne si osservano ulivi centenari guardiani del tempo e vecchie vigne che rifrangono la luce del sole con le loro verdi foglie, tutte protese verso l'alto alla ricerca del prezioso nutrimento. È nel 1500 che questo paesaggio, così profondamente agreste, si arricchisce di un'opera umana che diversi secoli più tardi si occuperà di raccontare al mondo luoghi così ameni. Il castello Monaci prende il proprio nome da un gruppo di religiosi basiliani che, insediatosi nelle mura, lo utilizzò come luogo sacro da cui muovere la propria attività caritatevole. Alternando diverse proprietà, arriva ai nostri giorni gestito da due diversi soggetti: il gruppo italiano vini che coordina le pratiche di vigna, cantina (in cui opera l'enologo Sergio Leonardo) e gli aspetti commerciali, e le famiglie Serracca e Memmo detentrici della proprietà dei terreni. I possedimenti sono situati per una parte (settanta ettari) vicino Brindisi a pochi passi dal mare, in un areale ventilato in cui, grazie al diverso microclima, si effettua la vendemmia circa quindici giorni prima rispetto alla più antica tenuta che ospita i restanti centotrenta ettari di vigneto. La produzione è fatta di grandi numeri nonostante l'azione agricola sia di quelle poco impattanti con molteplici interventi manuali e una meccanizzazione utile ad evitare l'utilizzo della chimica. I vigneti (disposti ad alberello, cordone speronato e guyot) sono quasi esclusivamente destinati alla messa a dimora di vitigni autoctoni che poggiano ed affondano le proprie radici su terreni ricchi di argille e calcare tufaceo.

LA PIANTA
Il Verdicchio ama zone collinari arieggiate ed è difficilmente adattabile. Porve concrete di vinificazione hanno appurato che lontano dalle Marche ha un generale decadimento organolettico. Il grappolo è di medie dimensioni, piramidale, con una o due ali. Gli acini sono sferici, di media grandezza, con una buccia sottile, consistente e pruinosa di colore giallo verdastro. Matura piuttosto lentamente nelle zone più interne - dove la raccolta inizia nei primi giorni di ottobre, mentre nelle colline di Jesi la vendemmia generalmente cade negli ultimi dieci giorni di settembre
IL VINO
Dal punto di vista enologico il Verdicchio è un vitigno completo: si ottengono ottimi risultati in tutte le tipologie, dallo spumante ai vini da dessert, con picchi di livello assoluto nei vini fermi. A lungo è stato fermentato in acciaio e consumato rapidamente, ma a partire dai primi anni Novanta si sono perseguite con successo altre strade: fermentazioni in legno piccolo, in legno grande e vendemmie tardive hanno esaltato la capacità di generare vini di grande finezza olfattiva, e di struttura notevole, longevi e complessi, resi eleganti dagli ampi aromi di anice, fiori bianchi e frutti secchi che si ritrovano al gusto, quasi sempre dominato da un delicato ricordo di mandorla e da una ricca sapidità
- Regione
- Puglia
- Denominazione
- Salento IGT
- Uve
- Verdeca
- Colore
- Giallo Paglierino
- Odore
- Fruttato
- Sapore
- Aromatico
- Gradazione (% vol.)
- 12
- Contenuto
- 75 Cl
Salice Salentino è un piccolo paese di origine medievale situato nel cuore del Salento. Ciò che anticamente si presentava come uno sparuto agglomerato di casa di contadini e braccianti, oggi ospita diverse migliaia di abitanti pur non avendo mai perso l'impronta che la tradizione nei secoli ha tramandato. Nelle campagne si osservano ulivi centenari guardiani del tempo e vecchie vigne che rifrangono la luce del sole con le loro verdi foglie, tutte protese verso l'alto alla ricerca del prezioso nutrimento. È nel 1500 che questo paesaggio, così profondamente agreste, si arricchisce di un'opera umana che diversi secoli più tardi si occuperà di raccontare al mondo luoghi così ameni. Il castello Monaci prende il proprio nome da un gruppo di religiosi basiliani che, insediatosi nelle mura, lo utilizzò come luogo sacro da cui muovere la propria attività caritatevole. Alternando diverse proprietà, arriva ai nostri giorni gestito da due diversi soggetti: il gruppo italiano vini che coordina le pratiche di vigna, cantina (in cui opera l'enologo Sergio Leonardo) e gli aspetti commerciali, e le famiglie Serracca e Memmo detentrici della proprietà dei terreni. I possedimenti sono situati per una parte (settanta ettari) vicino Brindisi a pochi passi dal mare, in un areale ventilato in cui, grazie al diverso microclima, si effettua la vendemmia circa quindici giorni prima rispetto alla più antica tenuta che ospita i restanti centotrenta ettari di vigneto. La produzione è fatta di grandi numeri nonostante l'azione agricola sia di quelle poco impattanti con molteplici interventi manuali e una meccanizzazione utile ad evitare l'utilizzo della chimica. I vigneti (disposti ad alberello, cordone speronato e guyot) sono quasi esclusivamente destinati alla messa a dimora di vitigni autoctoni che poggiano ed affondano le proprie radici su terreni ricchi di argille e calcare tufaceo.